Venerdì 31 maggio alle ore 21 alla Galerija Makina (Kapitolinski trg 1) a Pola si inaugura la mostra Manlio Malabotta, fotografie promossa da Cizerouno e Udruga PoStav nell’ambito del festival Varcare la frontiera #6 Nemo propheta in patria realizzato con il contributo della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia.
Dopo Trieste, Umago e Fiume, si continua a valorizzare l’opera fotografica di Manlio Malabotta proprio in Istria, la terra che lui più amò.
Le sue immagini, realizzate tra gli anni ’30 e ’40, sono state riscoperte grazie ad un progetto di ricerca che da anni Cizerouno porta avanti e realizzato da Diana De Rosa e Massimiliano Schiozzi in collaborazione con Claudio Ernè.
La mostra di Pola ci permetterà di rivedere le località che furono importanti nel percorso biografico e professionale di Malabotta: Montona, Rovigno, Fiume, Visinada, Salvore, solo per citarne alcune.
La mostra sarà visitabile fino al 30 giungo 2019.
Manlio Malabotta nasce a Trieste il 24 gennaio del 1907. La madre Mileva Milinovich è di Castelnuovo nelle Bocche di Cattaro, figlia di armatori, il padre Nicolò Malabotich, il cui cognome sarà italianizzato in Malabotta, capitano marittimo, è di Lussinpiccolo, secondo tenente del Lloyd austriaco, si era trasferito a Trieste.
Studia a Trieste e a Padova, dal 1932 lavora come notaio a Comeno sul Carso, e nel 1935 si trasferisce a Montona, una sede più importante, al centro della penisola istriana, una terra che sarà uno degli elementi dell’ amicizia tra Tomizza e Malabotta. A Montona Malabotta sarà anche Podestà tra il 1937 e il 1939 e dall’Istria dovrà scappare assieme alla moglie e alla figlia nel febbraio del 1944 per evitare di essere arrestato dei tedeschi in quanto coinvolto in una missione degli alleati.
E proprio alla terra tanto amata da Malabotta è dedicata questa mostra di sue fotografie realizzate tra gli anni ’30 e gli anni ’40 in Istria e a Fiume.
Franca Fenga Malabotta ha messo a diposizione l’intero archivio fotografico del marito, in gran parte inedito.
Tutte le fotografie esposte hanno almeno 75 anni e il restauro digitale effettuato su ogni file ha riportato le immagini all’antico splendore, restituendo allo stupore degli occhi di chi le guarda, la struttura della composizione, la scala dei grigi e ogni dettaglio inserito dall’autore nell’inquadratura.
Manlio Malabotta ha realizzato tutte queste foto con una “Leica”, un apparecchio di piccolo formato, agile, poco pesante, da usarsi a mano libera. Lui era un amateur, un fotografo che realizzava immagini per passione, scrivendo con la luce sulla pellicola quanto colpiva la sua immaginazione, la sua cultura, la sua sensibilità. Poteva raccontare liberamente, creare le immagini a proprio piacimento perché era svincolato dalla committenza, dal risultato finale dettato da un cliente. In sintesi era libero. Due suoi scatti realizzati nel 1937 uno a Visinada e uno a Montona e che nel 1979 entrarono come opere “anonime” negli Annali della Storia d’Italia, l’immagine fotografica dell’editore Giulio Einaudi.
Grazie alle ricerche di Claudio Ernè queste due foto, che hanno fatto “entrare” l’Istria nella storia della fotografia italiana, hanno ritrovato il loro autore: Manlio Malabotta.
Anche quando Malabotta “smetterà” di fare fotografia e si dedicherà alla scrittura e a al collezionismo d’arte, non smetterà mai di frequentare l’Istria.
Da Montebelluna in Veneto, dove viveva dal 1946 Malabotta, lasciata la carriera notarile, torna a Trieste definitivamente alla fine del 1974, nella casa progettata da Romano Boico sul colle di San Vito a Trieste dalla quale un panorama mozzafiato abbraccia il golfo di Trieste e l’Istria. Ha in mente molti progetti di studio e ricerca, alcuni dei quali legati all’Istria.
Progetta una collana dedicata all’arte e alla letteratura dell’Istria e della Dalmazia, intitolata la “Costa orientale”. Il primo libro sarebbe stato dedicato a un altro amico istriano, il poeta rovignese Ligio Zanini, che Malabotta ammirava. Purtroppo non ne ha il tempo: Manlio Malabotta muore a Trieste il primo di agosto del 1975.
Qui la recensione della mostra sul «Jutarnji List»
Manlio Malabotta e l’Istria
«Il mio curriculum lo troverà nella notizia delle poesie, e a esse posso aggiungere che dal 1933 non vivo più a Trieste, che dal 1946 sono a Montebelluna, che prima ho soggiornato sul Carso (Comeno) e in Istria (Montona) e che la terra che più amo è proprio l’Istria.»
Così scrive Manlio Malabotta nel 1969 a Jacopo Cella, direttore della Società Istriana di Archeologia e Storia Patria del Veneto.
Quando
dal 31 maggio al 30 giugno 2019